Ironia del Segno nel Segno dell’Ironia
Inaugurazione sabato 13 febbraio ore 17.00
Apertura dal 14 febbraio al 6 marzo 2016
Nella mostra allestita presso lo spazio OPEN BOX del MAGI’900 Andrea Bersani, illustratore e umorista, sperimenta il confronto tra percorsi artistici e visivi differenti, mettendosi in gioco con sottile ironia anche come artista visivo.
Con la mostra SIGH!NAL l’autore intende infatti presentare opere grafiche sul tema dell’alfabeto visivo, quadri polimaterici e oggetti tridimensionali, in un allestimento concepito per creare un cortocircuito tra i differenti percorsi di ricerca che in questo momento lo affascinano e, un po’ provocatoriamente, lo divertono.
Lui stesso, con ironia e disincanto, li definisce «Differenti come dei piccoli convogli che, partendo dalla medesima stazione, solo quella hanno in comune, non la destinazione. Li accomuna la strada ferrata, che a tratti li condurrà paralleli nel loro viaggio, poi si allontanerà, per poi magari, ricongiungersi a scambiare itinerario, o ancora, finire perché binario morto. »
Saccheggiando liberamente citazioni dell’Astrazione lirica, del Dadaismo, del Surrealismo, Bersani ripropone l’inganno giocoso del ready-made rettificato, assembla oggetti trovati cercando piccoli strategici e tragici doppi sensi, dosa con calibrata attenzione grafismi eleganti e libere associazioni di idee.
Un uovo di struzzo delicatamente deposto in un nido di filo spinato, segnaletiche “rubate”alla strada e reinterpretate, lettere danzanti un intreccio lieve di colori, invitano lo spettatore a lasciarsi prendere dal gioco, in un clima in cui la leggerezza esprime in realtà un senso critico di graffiante intelligenza.
Andrea Bersani è nato nel 1955 a Bologna, dove vive e lavora. Dal 1975 si occupa di comunicazione visiva come grafico, pubblicitario e illustratore
(sue, ad esempio, sono le campagne illustrate per Mandarina Duck ed il marchio dei Cantieri Nautici Ferretti). Attivo anche come autore satirico e artista visuale, ama creare interferenze tra i linguaggi e i percorsi di ricerca, sospendendo il suo lavoro sul filo dell’ironia. Ha pubblicato per le più note riviste satiriche italiane e internazionali e vinto numerosi premi per la satira.
VALERIA TASSINARI curatrice del MAGI’900.
SIGH!NAL Ironia del Segno nel Segno dell’Ironia: la MOSTRA.
Tre percorsi artistici e visivi differenti: molto differenti.
Differenti come dei piccoli convogli che, partendo dalla medesima stazione, solo quella hanno in comune, non la destinazione. Li accomuna la strada ferrata, che a tratti li condurrà paralleli nel loro viaggio, poi si allontanerà, per poi magari, ricongiungersi a scambiare itinerario, o ancora, finire perché binario morto.
Il viaggio è appena iniziato. Godetevi il paesaggio!
Un albero spoglio avviluppa tra le sue radici un globo, la terra? Che sia il frassino mitologico o più semplicemente un ulivo affetto da xylella poco importa.
E’ lui la figura tormentata che narrerà di se: guardate, osservate…
Spuntano delle foglie. Piccole foglie gli ridanno vita. Piccole foglie suggeriscono piccole-grandi narrazioni, invitano a viaggi oltre e dentro di se, ma cosa succede? Una foglia è caduta e anche un’altra! Allora l’opera d’arte non è immutabile, scandisce lo scorrere del tempo, invecchia assieme a chi la guarda. O banalmente mi sono sbagliato nel dosare la colla? Guardate osservate pensate: non vi assale un dubbio? Spero di sì.
Un cartello stradale, centinaia di volte visto: “lavori in corso”, ma un momento, cosa c’è in più? Che cosa sta facendo l’omino col badile? Basta un Segno in più e cambia il Significato: Biancaneve ha perso la testa per la mela, mentre struzzi confinari covano uova nel filo spinato e un fiore tenta il suicidio? Che gioco è? E’ il gioco del mettere in relazione delle realtà differenti. Niente di nuovo tutto di nuovo. Forse niente è come appare se basta così poco per cambiarne radicalmente il significato: riconsiderate la vostra percezione della realtà, cominciate a dubitare e sorridete del piccolo inganno. Vi prego.
Meno male dei quadri astratti, ma un momento, mica tanto.
S’intravvedono dei Segni famigliari: là occhieggia una lettera “A” e vicino fa capolino il conto della spesa, numeri malandrini rincorrono l’alfabeto latino, sciogliendosi scomponendosi fondendosi gli uni con gli altri in un caleidoscopio turbinante di forme che c’erano famigliari, ma ora…
E’ un’allegoria di font, di caratteri di cassa, di fogli Letraset, di bella e brutta grafia, un sabba di scolastiche reminiscenze e quotidiani utilizzi che vogliono andare oltre da se trasfigurandosi zoo-fito-antropomorficamente: hanno anche piccoli lucidi occhi di bambola! Quale irriverente blasfemia disegnare caratteri nell’era della terza rivoluzione industriale.
Nessuno o quasi utilizza più strumenti di scrittura analogici, io grido il dolore per questa trascuratezza e approssimazione che ci permea.
Le mie opere manifestano questo dissenso medicandomi l’anima per il piacere che provo nel realizzarle. Le mie opere mi danno il piacere ludico della pittura fondendolo con la disciplina che oggidì è solo dei “writers”.
Guardate senza preconcetti, riconciliatevi con la stilografica: forse è mooolto meno austera di quel che pensavate.